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* la cura



Vorrei essere uno strumento musicale.
Potendo scegliere, mi piacerebbe essere un violoncello. Per quel modo
caldo e intimo che ha di toccare dentro. Per come vibra nello stomaco.
Se fossi un violoncello mi piacerebbe essere accarezzato da dita
femminili, restarmene accoccolato tra il tepore di due gambe,
restituendo a ogni accordo la mia vibrazione come un solletico di
piacere. 
Se fossi un violoncello potrei suonare cose dolcissime e un po'
tristi, potrei consolarmi suonando ninnenanne. A volte farei anche il
violoncello ribelle, tentando improbabili scale alla Frank Vincent
Zappa. Pero' non stasera, che il freddo mi sta addosso come un
parassita su una mucca. Stasera solo ninnananna.
"La cura" viene preparata molto spesso, in questa casa. Talmente
spesso che sicuramente devo avervela gia' scritta. Per fare la cura ho
bisogno di un piccolo pentolino d'acqua bollente, di qualche frammento
di tutte queste spezie: cardamomo, cannella, chiodo di garofano,
zenzero, anice stellato. Un granello di pepe. Faccio riposare per
venti minuti, poi filtro tutto e mescolo con poco miele.
La metto in un bicchiere di vetro trasparente, perche' mostri i suoi
toni bruni di legno stagionato, prima di bere aggiungo filetti di
mandorla o pinoli, che sono cosi' piacevoli da sentire sotto i denti.
Di solito. Questa sera prendo invece una castagna, arrivata con un
viaggiatore da Bologna, un viaggiatore cortese con le stelle negli
occhi. La sbuccio e la pulisco per bene, poi la taglio in piccole
schegge regolari. E' il mio omaggio agli sconosciuti che verranno. E a
noi, che non ci sorprendiamo quando bussano e sappiamo bene come
accoglierli.

Ha un buon sapore, la cura, e profuma di luoghi lontani e un po'
selvatici. Ha un timbro caldo e legnoso di violoncello, che suona come
il saluto di un vecchio amico quando bussi alla sua porta.

buona notte questa notte
aldo
(la colonna sonora e' di Rabih Abou-Khalil, Yara, 1998)